Il Dio dei filosofi e il Dio dei teologi in Guglielmo di Ockham

La valutazione del pensiero teologico di Ockham é ancora aperta a interpretazioni divergenti: accanto a una lettura delle sue opere teologiche in continuitá con la grande tradizione scolastica, condotta secondo il rigore dell'analisi logico-linguistica, non sono venuti meno del tutto gli autori che ritengono la concezione di Dio e della teologia propria di Ockham in totale rottura con la linea tradizionale. In un saggio dedicato alla formazione del pensiero giuridico moderno, Michel Villey afferma che «Ockham giunse a rifiutare quasi del tutto le prove razionali (come quelle fondate sull'ordine cosmico) [...] Il nominalismo di Ockham porta a una separazione brutale tra ragione e fede; la filosofia naturale e la ragione hanno per ambito la creazione, solo la fede é mezzo di accesso alla conoscenza di Dio»1 . Circa la norma morale, Villey aggiunge: «Mentre Duns Scoto riteneva che i precetti della prima tavola del Decalogo (come quello dell'amor di Dio) fossero razionalmente necessari, Ockham estende il suo scetticismo all'insieme del Decalogo. Dio avrebbe potuto fare dell'odio contro di lui una virtú, se avesse voluto; avrebbe potuto comandarci di adorare gli idoli. Non c'é ragione che possa limitare l'onnipotenza di Dio (in Dio ragione e volontá sono separabilí; la nostra intelligenza non conosce nulla dell'essenza divina e termini come "ragione" e "volontá", essendo solo connotativi, non potranno essere applicati a Dio)»...

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Auteur principal: Ghisalberti, Alessandro
Format: Artículo biblioteca
Langue:ita
Publié: Pontificia Universidad Católica Argentina. Facultad de Filosofía y Letras 2000
Sujets:REVELACION, CREACION, DIOS, TEOLOGIA, Guillermo de Occam, O.F.M., ca. 1285-ca. 1349,
Accès en ligne:https://repositorio.uca.edu.ar/handle/123456789/12777
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